Sognatore Di Chitarra Battente. Intervista Esclusiva Con Marcello De Carolis [L’Idea Magazine 2021]

Sognatore di chitarra battente. Intervista esclusiva con Marcello de Carolis

Intervista di Tiziano Thomas Dossena

Marcello De Carolis si diploma in chitarra classica al conservatorio G. da Venosa di Potenza nel 2012 con il massimo dei voti e lode. Frequenta numerosi corsi e masterclass tenute da diversi maestri tra cui: Angelo Gilardino, Luca Fabrizio, Roland Dyens, Leo Brower, Aniello Desiderio. Intraprende lo studio della chitarra battente con il maestro Francesco Loccisano.Nel 2015 fonda, insieme al maestro Luca Fabrizio, il duo “Cordaminazioni” in cui suona la Chitarra Classica e la Chitarra Battente e con il quale ha inciso il disco omonimo edito da Italysona.Nel 2017 il maestro Angelo Gilardino dedica a lui e al maestro Luca Fabrizio la composizione “Albero Solitario”per chitarra battente e chitarra classica e nel 2018 il “concerto di Matera” per chitarra battente e 10 strumenti. Entrambi i brani sono stati incisi da De Carolis e sono stati pubblicati a febbraio 2021 con l’etichetta Da Vinci Classics nel suo primo disco da solista “The Eclectic Beating – Contemporary music for chitarra battente”. Dal 2017 inizia la collaborazione con Francesco Loccisano. I due, oltre all’attività concertistica che li ha portati in tour per l’Italia, hanno già all’attivo la pubblicazione di “La chitarra battente – metodo base” edito da fingerpicking.net e il disco “Venti” edito da Italysona.

Tiziano Thomas Dossena “The eclectic beating – Contemporary music for chitarra battente” è il tuo album di debutto da solista. A cosa miri con questo album?
Marcello De Carolis:In questo album molto eterogeneo ho voluto mostrare le numerose possibilità della chitarra battente. Per secoli costretta ad essere uno strumento designato per il solo accompagnamento al canto; ho “sposato” la causa di Francesco Loccisano che ha creato uno stile del tutto personale facendola diventare uno strumento solista.
Così la mia sfida è stata quella di rapportare la chitarra battente a diversi generi musicali affidandomi alle composizioni di diversi compositori: parto dalle prime composizioni di musica colta per chitarra battente di Angelo Gilardino (il “Concerto di Matera” e “Albero solitario”); due brani che rappresentano l’animo di Francesco Loccisano (Clizia e Argento); una mia trascrizione di Spain di Chick Corea aprendo la chitarra battente al jazz; e chiudo il disco con un mio brano, Gocce, una semplice composizione ispirata alla musica popolare sviluppata in un ritmo dispari che difficilmente si trova nella musica popolare italiana.
Inoltre ho portato la chitarra battente a dialogare alla pari con uno strumentario classico nel Concerto di Matera (quintetto d’archi e quintetto di fiati); la chitarra classica in Albero Solitario; cajon e ukubass in Argento e Gocce; chitarra classica, cajon, ukubass e flauto in Spain. Ma anche la potenzialità della chitarra battente sola in Clizia. Per questi dialoghi musicali ringrazio i musicisti che mi hanno accompagnato: l’ensemble diretto dal maestro Tonino Battista, Luca Fabrizio, Luciano Brancati e Domenico Picciani.

Tiziano Thomas Dossena Dalle note di copertina del tuo album si evince che esiste un legame tra la chitarra battente e la cultura popolare della tua regione, la Lucania (Basilicata). Sei d’accordo con questo giudizio?
Marcello De Carolis: La chitarra battente è sopravvissuta fino ai nostri giorni per essere diventato uno strumento popolare. In Italia fino al 1900 era la chitarra Italiana conosciuta da tutti, mentre la chitarra classica era definita “la chitarra francese” e le altre chitarre erano poco conosciute. In seguito, con la globalizzazione, la difficoltà di costruzione della chitarra battente e la difficoltà di comporre per questo strumento, ha rischiato di scomparire.
Da qui sono certo della presenza della chitarra battente anche nella mia regione, la Basilicata. E il suono della chitarra battente ha richiamato in me radici arcaiche, insite dentro me come dentro ad ogni lucano, così come in ogni Italiano.

Tiziano Thomas Dossena In che cosa si distingue la chitarra battente da quella classica e perchè l’hai scelta come tuo strumento per questo album?
Marcello De CarolisLa chitarra battente si distingue dalla chitarra classica sia per costruzione che per le tecniche esecutive.
Infatti le prime differenze che saltano all’occhio sono che è più piccola, ha il fondo bombato a doghe e ha 10 corde metalliche. Le corde sono raggruppate per cori (a due a due sono vicine tra di loro e si schiacciano con la mano sinistra e si pizzicano con la destra contemporaneamente). I cori sono accordati all’unisono e a differenza della chitarra classica l’accordatura è rientrante. Quindi il coro più grave è il terzo, quello centrale, e non ha le corde basse.
Da questa differenza di accordatura nascono le prime differenze dal punto di vista esecutivo: la gestione di diteggiature sia per la mano sinistra che per la destra è completamente diverso e pensare anche una semplice scala per cercare di sfruttare l’accordatura rientrante fa si che l’approccio mentale allo strumento sia totalmente diverso. Inoltre la battente si esprime molto bene nello strumming quindi le tecniche della mano destra sono molte di più rispetto alla chitarra classica.
Paradossalmente non sono stato io a scegliere la chitarra battente ma è stata lei a scegliere me. Dai primi giorni in cui ho avuto la mia prima chitarra battente tra le mani ho sentito un forte legame che mi ha spinto e continua a spronarmi ad andare avanti e a scoprire sempre più su questo magico strumento. Quindi è stato naturale per me esordire da solista con un disco per chitarra battente.

Tiziano Thomas Dossena Tu però suoni ambedue le chitarre. Hai anche creato un duo nel 2015, Cordaminazioni, con un tuo ex insegnante, Luca Fabrizio. Mi pare un grande onore che un insegnante ti consideri all’altezza di diventare un collega in soli tre anni…
Marcello De Carolis: Si, mi sento davvero onorato ad essere arrivato a collaborare con un mio insegnante. Luca oltre ad essere il mio insegnante che ha svoltato la mia visione musicale e strumentale, è diventato mio amico e confidente. Mi sento suo allievo ancora oggi. Infatti prima di registrare qualcosa, una lezione di rifinitura con lui non manca mai.
In realtà ci sono voluti più di tre anni, ma comunque per me è un grande onore.
Nel nostro duo Cordaminazioni io suono la chitarra classica e la chitarra battente mentre Luca suona la chitarra classica, il mandolino, la mandola, il cuatro, il charango e il cavaquinho. Quindi contaminiamo gli strumenti del sud Italia e del sud America. La nostra è una contaminazione di culture, di sud del mondo, di musica che nasce dal popolo, il tutto legato da fili sottili, sottilissimi, le corde appunto. Da qui il nostro nome di “Cordaminazioni”.
Nel nostro primo disco che si chiama come il nostro duo, Cordaminazioni, abbiamo voluto raccontare cosa succede nei nostri concerti. E passando dagli strumenti del sud Italia a quelli del sud America, contaminiamo anche le musiche di queste due culture che si fondono tra musica colta e musica popolare. Così spaziamo da composizioni di Antonio Lauro e Waldir Azevedo a quelle di Francesco Loccisano, Eugenio Bennato, Raffaele Calace in uno spaccato di storie, miti e musiche che raccontano storie di sud.

Tiziano Thomas Dossena Nel 2017 hai iniziato una collaborazione con Francesco Loccisano, anch’egli tuo ex insegnante. Con lui hai scritto il libro “La chitarra battente – metodo base” edito da fingerpicking.net, e prodotto un disco, “Venti” edito da Italysona. Puoi parlarci un poco di questa collaborazione?
Marcello De Carolis: Francesco è stata la persona che mi ha aperto al mondo della chitarra battente. Il nostro è stato un rapporto “indefinito”, non ci siamo mai visti come maestro ed allievo, ma due persone unite dalla passione comune della chitarra battente.
Non esiste un momento preciso in cui è iniziata la nostra collaborazione, ma da subito si è creato uno scambio con un solo proposito: l’arte della Chitarra Battente.
All’inizio ci sembrava impossibile far dialogare due strumenti solisti, ma il suono del duo ha preso subito forma ed unicità nel momento in cui la creatività e l’espressione sono diventate complici.
Così abbiamo deciso di provare a trasmettere l’arte della chitarra battente a chi si approccia per la prima volta al mondo della musica. Abbiamo così scritto “La chitarra battente – metodo base” edito da fingerpicking.net per creare un punto di riferimento per tutti coloro che si approcciano alla musica per la prima volta e lo vogliono fare con la chitarra battente.
E dal 2020 per il nostro duo è scattata quasi automaticamente la registrazione del disco Venti, una sorta di “The best of” dei brani di Francesco Loccisano che ho prima studiato con lui per imparare le varie tecniche della chitarra battente e che poi insieme abbiamo ri-arrangiato per due chitarre battenti per dare una nuova potenza evocativa e sonora alla musica di Francesco ed alla chitarra battente.

Tiziano Thomas Dossena Vedo dal disco che anche tu componi musica…
Marcello De Carolis: Non mi sento ancora un vero e proprio compositore. Ad oggi ho scritto ancora pochi brani, uno di questi è Gocce che ho deciso di inserire nel mio disco. In questo brano ho una visione un po’ “distorta” della chitarra battente: partire dall’ispirazione di matrice popolare distorcendola verso un tempo dispari insolito per la musica popolare del sud Italia.
Le mie ispirazioni sono davvero tante ed in questo disco ho in qualche modo voluto mostrarmi per ciò che sono: un amante della musica di tutti i tipi, dalla musica classica, alla contemporanea, dalla musica di tradizione al pop e al jazz. Quindi prendo ispirazione dalla musica che ascolto ma anche dai musicisti con cui collaboro ed in particolare da Francesco Loccisano, Luca Fabrizio e Raffaello Simeoni. E di certo viaggi, concerti e le emozioni che riporto a casa dopo ogni esperienza musicale sono la prima ispirazione per me.

Tiziano Thomas Dossena Hai altri progetti in lavorazione al momento?
Marcello De Carolis: Al momento i progetti futuri sono tanti. Quello in lavorazione e che di sicuro avverrà al più presto è un nuovo disco, questa volta più omogeneo, che raccolga le nuove composizioni di chitarra battente. Dalla strada aperta dal maestro Gilardino, molti sono i compositori colti che si stanno dedicando alla scrittura per chitarra battente. Quindi sarà un disco di musica colta per chitarra battente sola e ci saranno le composizioni di: Kevin Swierkosz-Lenart, Franco Cavallone, Edoardo Dadone, Alfredo Franco, Pierpaolo Palazzo, Roberto Piana, Oscar Bellomo, Massimo Ceccarelli e ancora Angelo Gilardino.

Tiziano Thomas Dossena Sogni nel cassetto?
Marcello De Carolis: Di sicuro il mio sogno più grande è quello di portare la chitarra battente in tutto il mondo per far conoscere ed ascoltare il suo suono magico. La chitarra battente porta con sé la cultura popolare ricca di magia e stregoneria, quindi riesce a stregare chiunque la ascolti con il suo suono ricco di armonici e il suo danzare che porta in trance i musicisti e il pubblico che ascolta la sua musica.

Tiziano Thomas Dossena Se tu avessi l’opportunità di incontrare un personaggio del passato o del presente, qualsiasi personaggio che tu desideri, chi sarebbe e di che cosa parleresti con lui, o lei?
Marcello De Carolis: Di sicuro, come probabilmente ogni chitarrista, sogno di poter incontrare il grande maestro Andrés Segovia, ispirazione mia e di ogni chitarrista. Mi piacerebbe parlare e discutere con lui su come abbia fatto a portare la chitarra classica nel mondo, creando un nuovo mondo per uno strumento che per secoli era stato visto come uno “strumento inferiore”. Gli chiederei se ha sofferto nell’eliminare le barriere mentali e culturali del tempo e come sia riuscito a farsi apprezzare ed incoronare come il più grande chitarrista del novecento.

Tiziano Thomas Dossena Ser tu potessi definirti con tre aggettivi, quali sarebbero e perché?
Marcello De Carolis: Non amo “etichettare” e quindi farlo su di me diventa ancora più difficile. Descrivermi in tre aggettivi è davvero difficile e complicato per me.
Sono una persona eclettica in quanto mi interesso di vari aspetti ed in vari campi (non a caso questo disco è molto eterogeneo e l’aggettivo eclettico è presente nel titolo).
Testardo, fin da piccolo quando mi prefissavo un obiettivo ho sempre cercato di portarlo a termine ponderando tutte le mie mosse come in una partita a scacchi, sempre nel rispetto delle regole e del prossimo.
Infine credo che sostanzialmente sono un sognatore. Sogno la bellezza, il bene e l’arte e spesso mi dimentico la realtà delle cose, ma questa è forse anche la forza che mi permette quotidianamente di fare musica e di abbracciare le mie chitarre appena sveglio al mattino fino alla sera prima di andare a dormire. Insomma, come amiamo definirci con Francesco Loccisano, siamo “sognatori di chitarra battente”.

Tiziano Thomas Dossena Chi è il compositore di musica per chitarra che ti affascina di più e perché?
Marcello De Carolis: Il compositore per chitarra che di sicuro mi affascina di più è Angelo Gilardino e sono davvero felice che abbia deciso di scrivere per chitarra battente e che abbia voluto dedicarmi le sue composizioni. La musica di Gilardino è profonda e scava nell’anima dell’esecutore e dell’ascoltatore, non cade mai in semplice e banale esibizionismo o tecnicismo, ma il tutto è sempre ben ponderato.
La sua musica è come un’opera architettonica di dimensioni imponenti con alle spalle uno studio ed un calcolo magistrale, ma chi la costruisce e chi la ammira ne può apprezzare in primis e soprattutto la bellezza restandone affascinato ed incantato.

Tiziano Thomas Dossena Un messaggio per i nostri lettori?
Marcello De Carolis: Auguro a tutti i lettori di L’Idea Magazine innanzitutto di restare sani in questo periodo difficile per tutto il mondo, stringere i denti per poterci rialzare tutti insieme da questa pandemia e ripartire tutti insieme con l’arte che ci supporta e magari diventando tutti “sognatori di chitarra battente”.

Per ascoltare vari concerti e performance di Marcello De Carolis, visitate il suo sito (cliccate qui)

Penso Che Ogni Persona Che Elegga La Scrittura A Forma Di Espressione Di Sé Riveli La Propria Anima… Intervista Esclusiva Con Marina Agostinacchio [L’Idea Magazine 2021]

Penso che ogni persona che elegga la scrittura a forma di espressione di sé riveli la propria anima… Intervista esclusiva con Marina Agostinacchio

Intervista di Tiziano Thomas Dossena

Nell’occasione della pubblicazione del libro “Trittico Berlinese”,  la scrittrice Marina Agostinacchio ci ha gentilmente concesso un’intervista…

Marina Agostinacchio, poetessa, Docente di Lettere.

Tiziano Thomas DossenaMarina, hai iniziato a scrivere poesie molti anni fa. Come e quando è nata la tua passione per la poesia?
Marina Agostinacchio: Credo piccolissima. Mi isolavo in un piccolo angolo della cucina, vicino al camino. Recitavo in modo cadenzato, come seguendo un ritmo discorsivo interno, spesso eleggendo a mia interlocutrice la parola, declinata, come un gioco, in forme ritmiche, prima foniche poi grafiche, sempre diverse.

Tiziano Thomas Dossena Marina, hai iniziato a scrivere poesie molti anni fa. Come e quando è nata la tua passione per la poesia?
Marina Agostinacchio: Credo piccolissima. Mi isolavo in un piccolo angolo della cucina, vicino al camino. Recitavo in modo cadenzato, come seguendo un ritmo discorsivo interno, spesso eleggendo a mia interlocutrice la parola, declinata, come un gioco, in forme ritmiche, prima foniche poi grafiche, sempre diverse.
Questa mia propensione al dire divertendomi mi dava l’immagine di una corsa per una ripida discesa di montagna. Mio padre, medico, guardava un po’ allarmato il mio appartarmi in quei lunghi monologhi quasi cantilenati.
Poi alla scuola dell’infanzia, il mio primo contatto con la parola “vista” avvenne all’Istituto Moschini di Padova. Lì la didattica era improntata al metodo di Maria Montessori. Ricordo che mi fu presentata la lettera M al tatto ruvida e costruita su un quadrato dallo sfondo liscio. Ricordo ancora la sensazione di felicità nello scoprire in un segno muto la percezione di uno stimolo vitale attraverso la piccola mano. Infine, penso debba molto a mio padre. Quando poteva, parzialmente libero da impegni di lavoro, (era chirurgo), raccontava a mia sorella e a me storie sul mito o fiabe. Ma accadeva che, avendo egli un gusto particolare per la narrazione, trasformasse le parole. Intendo dire che al mio udito le parole, quasi per un atto magico, divenissero altro dal loro significato originario. Il referente non corrispondeva più a quello che ci si sarebbe aspettati.

Tiziano Thomas Dossena Tu hai insegnato per molti anni. Secondo te, la poesia è ancora viva in seno alla gioventù di oggi?
Marina Agostinacchio: Purtroppo ciò dipende dal contesto famigliare e poi soprattutto dalle scelte didattiche degli insegnanti, dalla loro volontà di attribuire alla poesia un posto e una cifra valoriale specifica.
Girando per le scuole dove ho proposto laboratori di poesia, ho trovato giovani già attrezzati, o perlomeno pronti a recepire questa particolare forma di comunicazione.

Tiziano Thomas Dossena : Le tue raccolte sono molte e vorrei parlarne in maniera cronologica, al fine di farne una specie di percorso della tua vita poetica. “Porticati” (2006) è il tuo debutto editoriale. Che tipo di raccolta è questa? Come definiresti queste poesie?
Marina Agostinacchio: Circa “Porticati”, si tratta di una raccolta di testi poetici che vanno dal 1999 al 2005. La silloge è varia; sono presenti poesie sulla natura, sui viaggi, di riflessione sulla parola, sul ricordo; poesie che riflettono un inizio di consapevolezza di un io poetico e poesie aventi per tema la famiglia.

Comunque, circa il fare poesia, (diceva il mio maestro, poeta e critico letterario degli anni universitari, rincontrato nei miei quarant’anni) tutti diciamo le stesse cose, riveliamo gli stessi sentimenti, le stesse emozioni. Il poeta sa però che c’è un come. Quello fa la differenza.

Tiziano Thomas Dossena Tre anni dopo hai pubblicato “Azzurro, il melograno”. Che evoluzione c’è stata da “Porticati” a questa raccolta? C’è una tematica oppure è una raccolta di poesie dell’epoca?
Marina Agostinacchio: Senz’altro questa seconda, nutrita raccolta, suddivisa in sezioni, come del resto Porticati, rivela maggiore consapevolezza artistica e ricerca di una cifra identificativa personale. “Azzurro, il melograno” ha come punto focale il tema del viaggio, inteso come spostamento tra spazi e luoghi ma anche come ricerca di sé. Praga, Budapest sono l’incipit per un discorso più ampio che abbraccia l’avvicinamento a una pienezza degli anni artistici dove la malattia e l’amore sono la spinta alla progettualità.

Tiziano Thomas Dossena Altri tre anni e  ritroviamo “Lo sguardo, la gioia”. Anche qui devo chiederti quali sono stati i cambiamenti e le evoluzioni, sia di contenuto sia letterarie?
Marina Agostinacchio: Questa esperienza di ebook dell’anno 2012 è diviso in due parti: “La resa dei conti” che si rifà alla ripresa di un poemetto scritto nel 2007, a seguito di una malattia, e poesie sciolte dello stesso 2012, nate in seguito a un’ernia del disco che mi costrinse a letto più di un mese. Composi allora testi su quanto vedevo accadere fuori dalla finestra della mia stanza.  Ispiratrice di questa seconda parte è stata Wislawa Szymborska; leggendo infatti la raccolta “La gioia di vivere” della poetessa polacca rimasi rapita dalla leggerezza con cui Wislawa guardava la vita.

Tiziano Thomas Dossena Dopo le prime tre raccolte c’è una chiara svolta nella presentazione delle tue opere, che sono da questo momento in poi illustrate. Perché questa scelta?
Marina Agostinacchio: Penso che l’arte in genere riveli qualcosa della natura, apra a una pienezza in fieri, dica qualcosa della realtà nella sua totalità. Essa presenta barlumi di una zona non subito visibile, né percepibile. Attraverso la sua prospettiva utopica, l’arte apre al possibile, alla immagine di un progressivo divenire. Pertanto collaborare con artiste arricchisce la parola, l’avvicina per difetto al mistero della perfezione, proprio nel suo fare accennando.

Tiziano Thomas Dossena “Tra ponte e selciato, Ventisei temi per mia madre” (2014), con illustrazioni di Paola Munari, è la prima di queste nuove raccolte, Parlacene un poco…
Marina AgostinacchioDopo molti anni dalla morte di mia madre (avevo 14 anni quando scivolò dalla mia vita. Lei ne aveva 42), decisi di “parlarle”, riannodando il tempo in un presente ricostruito attraverso la memoria. Scrissi 22 stanze poetiche e, dopo avere visitato la mostra di acquerelli della pittrice e amica Paola Munari, dedicata alla madre, (titolo della mostra: “Era. Sfumature di un tempo ritrovato”, Este, Circolo culturale La Medusa, 2012), decisi di fargliene omaggio.
Nel dicembre 2013, Paola mi portò un pacchetto. Lo aprii e vidi degli acquerelli corrispondenti alle sezioni poetiche del libro. Con Paola iniziò una collaborazione simbiotica: lei dipinge, io scrivo ispirata dalle sue scelte tecniche e cromatiche; io scrivo e lei dipinge, trasformando le parole dei miei testi in visioni. Insomma, una vera e propria folgorazione reciproca.

Tiziano Thomas Dossena Statue d’acqua”, dell’anno seguente, è pubblicato anch’esso come il precedente libro dal prestigioso Centro Internazionale della Grafica di Venezia. È una raccolta illustrata dall’artista Elena Candeo. Qual è la tematica di questa raccolta?
Marina Agostinacchio: Ero in una piscina dell’Hotel Plaza di Abano Terme a fare esercizi di acquagim. Improvvisamente alzo la testa e vedo in una vasca sovrastante dell’albergo dei corpi che si muovevano, fluttuavano chiamandomi a pormi degli interrogativi. Tra le plurime domande, scelsi di oscillare tra due: angeli o umani? Esseri viventi loro e morti noi? Nel poemetto lascio al lettore la risposta, tenendo per me il quesito non risolto.
Questa volta l’artista era Elena Candeo a collaborare per la realizzazione del libro. Anche lei, come nel caso di Paola Munari, disegnò ispirata dal testo e mi fece vedere alcune delle illustrazioni con tecnica di incisione nate dalle sollecitazioni dei versi letti. In seguito Elena proseguì il lavoro nel laboratorio di incisione del Centro internazionale della grafica di Venezia di Lilli Olbi e Silvano Gosparini.

Illustrazione di Elena Candeo dal libro STATUE D’ACQUA.

Tiziano Thomas Dossena Siamo arrivati quindi al noto “Bab El Gehrib” (La porta del vento), del 2018, illustrato dall’artista Graziella Giacobbe. Questo libro riflette un’altro tipo di impegno… Puoi spiegare ai nostri lettori che cosa ha implicato questo progetto in senoi alle carceri che ha dato vita a questa raccolta?
Marina Agostinacchio: Inizio da una breve parte estrapolato dalla presentazione del libro.
“«E quindi uscimmo a riveder le stelle». Era quanto mi dicevo ogni volta che uscivo dal carcere penale di Padova Due Palazzi. «E quindi uscimmo a riveder le stelle» voce reiterata in ogni mia uscita dalle lezioni nel carcere, conteneva interrogativi ed inquietudini accompagnati da un sentimento di provvisorietà, ma nel contempo segnava anche una sorta di iniziazione verso la mia rinascita.
Da anni desideravo fare l’esperienza di un percorso di scrittura tra i carcerati. Ebbi l’occasione grazie all’allora CTP (Centro territoriale permanente, dal 2015 convertito in CPIA- Centro Provinciale per l’Istruzione degli Adulti), in particolare grazie all’insegnante di Lettere Daniela Lucchesi con cui collaborai per tre primavere- 2014-2015,2017- a un progetto di scrittura. Il libro Bab el gherib prende avvio dalle parole dei detenuti che come in un gioco di rimandi di specchi aprivano un varco di scrittura in me. L’asse della scrittura si muoveva dagli allievi a me, da me agli allievi, seguendo le loro domande, le loro istanze fatte mie e rivisitate in una cornice di ricerca personale, infine offerte come tentativo di risposta ai quesiti iniziali che mi avevano posto in modo diretto e indiretto nei loro testi.
Il libro è corredato nelle tre sezioni da una macchia di colore dell’artista Graziella Giacobbe, ispirata ai versi. Anche lei si è sentita coinvolta in questo viaggio dal ritmo arcano di parole che, prima scavate nella propria essenza, si aprivano poi a visioni stellate tradotte in cromatismo, in una metamorfosi di affinità. Ed ecco nel libro forme visive e visionarie di colori addensarsi, per una sottile convergenza tematica, intorno ai versi: «Mi sciolgo tra i vapori della terra» da Se solo avessi ciò che non è mio; «sasso nel fiore di sorgente antica» da Per le donne l’afrodisiaco; «cuore di fiore odoroso» da Nella corrente.

Tiziano Thomas Dossena Alfine siamo giunti alla tua ultima opera, “Trittico berlinese”, illustrato da Elena Candeo e Paola Munari, e recentemente pubblicato a New York dalla casa editrice Idea Press. Qual è stata l’ispirazione a comporre questi versi?
Marina Agostinacchio: Anni fa, era il 2010, feci un viaggio a Berlino con la mia famiglia. Una delle visite alla scoperta della città fu lo Jüdisches Museum.
L’asse dell’Olocausto con la torre dell’Olocausto; l’asse dell’Esilio, con il giardino dell’Esilio; lo «spazio vuoto» della Memoria, con Shalechet (Foglie cadute) furono i tre luoghi che ispirarono le parole del Trittico”, scritto nei giorni tra il 28 luglio e il
1° agosto del 2010, durante il viaggio Berlino Dresda e Dresda Padova. Nonostante gli anni trascorsi, rileggere i testi mi ha fatta sentire presenti le sensazioni, le forti emozioni provate nel percorrere quelli spazi in cui mi trovavo inerte, svuotata di ogni possibile interrogativo, rabbia. Solo smarrimento, solitudine, sprofondamento. Ecco il mio essere tra quelle stanze e nelle parole, tentativo di dire l’indicibile. Allora, vedi, senti versi spezzati, distribuzione degli stessi versi nella pagina secondo un andamento che slitta da destra a sinistra, dal centro a vuoti dove depositare silenzi pieni.

Circa le illustrazioni che arricchiscono e “dicono”, le due artiste, Elena e Paola sono riuscite a comunicare con discrezione e forza il viaggio fatto. Ogni segno, ogni pennellata raccontano la loro messa a nudo del mondo che si lascia svelare per un’illuminazione improvvisa. Infine vorrei dire di Anna Rossi, l’amica che mi spinse a pubblicare, riprendendo in mano uno scritto lasciato in una cartella virtuale. Con Anna mi sono vista più di una volta. Per tradurre nel modo più fedele possibile in inglese le tre stanze poetiche e la premessa, senza tradire il ritmo dei versi, Anna sentiva, quasi spinta da un imperativo categorico, l’esigenza di chiedermi la possibilità di approssimarsi alla parola poetica, al suo nucleo simbolico, al mistero percepibile che di sé fa nella sua veste contratta.
Dalla questa particolare convergenza di un lavoro a otto mani nasce Trittico berlinese.

Tiziano Thomas Dossena Da quello che mi dici a proposito di “Trittico berlinese”, tu i tuoi versi li vivi nel più profondo della tua anima. Pensi che sia così per tutti i poeti?
Marina Agostinacchio: Penso che ogni persona che elegga la scrittura a forma di espressione di sé riveli la propria anima, la propria visione del mondo e dell’esserci.

Tiziano Thomas Dossena So che stai preparando una serie di presentazioni ‘live’ online legata al 700 anniversario della morte di Dante. Di che cosa tratteranno?
Marina Agostinacchio: Si tratta di una proposta, indirizzata alle classi seconde delle scuole secondarie di primo grado, di un’attività da remoto, e gratuita, della durata di due ore circa per classe, che prendendo avvio dai canti XIII e XXVI dell’Inferno, dà la possibilità ai ragazzi di esprimersi sul tema della metamorfosi e del viaggio. Pier delle vigne e Ulisse sono quindi il punto di avvio per la scrittura dei ragazzi.
Il laboratorio si avvale di un’interazione tra più canali comunicativi; esso, infatti, è articolato in parole – e di associazioni ad esse – tratte dal testo dantesco di riferimento, sincronizzate con immagini e musica.

Tiziano Thomas Dossena : So che hai scritto un blog di scrittura femminile. Ce ne vuoi parlare?Marina Agostinacchio: L’ idea di un blog di scrittura femminile è nata nel marzo 2020 quando siamo entrati nel “confinamento”.Desideravo potermi incontrare con le voci delle donne, ascoltarle, desideravo creare uno spazio per ogni donna che volesse parlare di sé.A creare tecnicamente il blog è stato il mio primogenito Matteo che ha seguito tutte le fasi ideative, da quella iniziale alle successive e immagino anche quelle che verranno.Il blog si avvale di più pagine: inglese, francese, tedesca, spagnola.Dopo qualche mese ho pensato di offrire un’ulteriore possibilità di comunicazione. E perché, mi dono detta, non sentire le voci delle donne attraverso registrazioni audio?Questa seconda iniziativa è piaciuta davvero molto. Se si accede al blog, si possono notare tre tasti: Narrazioni, Diritti e società, La stanza delle voci. Si sceglie cosa leggere e cosa sentire.Con Narrazioni le donne possono raccontarsi attraverso poesie, storie, autobiografie, pensiero di tipo  introflessivo. Con Diritti e società, possono dire del mondo che le circonda, attraverso la narrazione di situazioni sociali, commenti su ciò che avviene intorno a sé.In ogni caso, si devono compilare i campi: Nome, Titolo del post, Categoria dove si trovano le scelte di cui detto sopra.Un semplice click e poi si scrive l’ articolo nello spazio sottostante che si firma.Solo nel caso della registrazione audio si invia a blulady50@gmail.com.Da lì io carico il file nel blog.

Nel caso non si riesca a caricare direttamente il testo, si può inviare lo scritto alla mail blulady50@gmail.com.Ultimissima cosa: per incrementare le voci di donne di altri Paesi, da due mesi qualche mio scritto viene tradotto nelle altre lingue.Ogni pagina linguistica, al di fuori di quella italiana, ha due traduttrici veramente in gamba!Ecco. Questo è tutto. Mi auguro che il blog metta sempre più ali per volare nei diversi Paesi del mondo!

Tiziano Thomas Dossena Hai altri progetti in lavorazione?
Marina Agostinacchio: Laboratori di scrittura nelle scuole delle diverse regioni di Italia.

Tiziano Thomas Dossena Sogni nel cassetto?
Marina Agostinacchio: Se rispondessi ora, prenderesti la risposta come definitiva. Conoscendomi in divenire, potrei dire il prossimo in cui mi imbatterò tra un attimo.

Tiziano Thomas Dossena Se tu potessi definirti con tre aggettivi, quali sarebbero?
Marina Agostinacchio: Curiosa, visiva-visionaria, progressiva.

Tiziano Thomas Dossena : Se tu avessi l’opportunità di incontrare un personaggio del passato o del presente, qualsiasi personaggio che tu desideri, chi sarebbe e di che cosa parleresti con lui, o lei?
Marina Agostinacchio: Credo proprio Diego Valeri, il poeta conosciuto quando avevo nove anni, in visita nella mia scuola. Lui, al dire della maestra che ero una bambina un po’ strana che parlava secondo rime e cadenze, mi pose una mano sulla fronte a mo’ di battesimo. Ecco, se lo potessi rivedere, gli direi Grazie per avere visto in me la donna che ora sono.

Tiziano Thomas Dossena Un messaggio per i nostri lettori?
Marina Agostinacchio: Riuscire a guardare e sapere ascoltare il mondo attorno a sé.