Entriamo Nel Mondo Fantastico Di Gioia Colli. Una Intervista Esclusiva con la Scrittrice.

Entriamo nel mondo fantastico di Gioia Colli. Un intervista esclusiva con la scrittrice.

Intervista di Tiziano Thomas Dossena

La scrittrice emiliana Gioia Colli ha recentemente presentato “L’invasione del paese già a soqquadro – L’arrivo dei fantasmi”, il primo volume di una serie fantasy caratterizzata da caustico umorismo, bizzarre avventure e avvincenti misteri. Una commedia frizzante che mescola realtà e fantasia non solo per raccontare una storia originale e divertente, ma anche per far riflettere con leggerezza sui problemi della nostra folle, complessa e a volte stolta società. Abbiamo colto l’occasione per fare una chiacchierata con la simpatica scrittrice…

L’Idea Magazine“L’invasione del paese già a soqquadro – L’arrivo dei fantasmi” è il suo ultimo romanzo, primo di una serie fantasy umoristica. Può parlarcene un po’?
Gioia Colli: Una forza aliena invade la terra per conquistarla, ma invece di partire dall’America o dal Giappone comincia dall’Italia. Oltre ad avere chiaramente sbagliato qualcosa, questi esseri simili a fantasmi sono inarrestabili e originari di una dimensione con regole molto diverse dalla Terra: quella dei cartoon. Difatti sono i cattivi di un cartone animato che Camena, la protagonista, conosce molto bene, al punto che il suo esserne una fan le impedisce di provare la paura che si sono giustamente presi tutti i suoi consimili. Di qui una serie di dialoghi brillanti e surreali che mi sono divertita moltissimo a scrivere, situazioni paradossali e… segreti. L’invasione del paese già a soqquadro è ambientata in un mondo simile al nostro che svelerà poco a poco le sue insidie e lo stesso accadrà coi personaggi. Quindi le risate non mancheranno, ma nemmeno una storia interessante.

L’Idea MagazineA cosa mira con questa nuova serie?
Gioia Colli: A molte cose: la prima è creare una storia multilivello allettante sia per chi divora i libri e ciò che hanno scritto tra le righe, sia per chi legge in modo più lento o più superficiale. Vorrei diventasse come Chi ha incastrato Roger Rabbit o certi vecchi cartoni, che pur essendo amati dai bambini, sono capaci di lasciare un segno nella Storia e far riflettere, ridere ed emozionare anche gli adulti con molti elementi pensati appositamente per loro. Sebbene il Narratore lasci intendere quale sia il tono “giusto”, spetta al lettore stabilire quanto prendere seriamente le vicende, se ridere, preoccuparsi o lasciarsi scuotere. Volevo anche sperimentare con una struttura narrativa più libera rispetto a quelle che si usano solitamente senza andare a ledere la chiarezza e la comprensibilità, anzi, giovando a entrambe e alla credibilità; quante volte, in serie scritte o televisive, l’evoluzione di un personaggio avviene talmente in fretta da risultare poco credibile? Quante volte, pur di far arrivare la trama dove serve, lo scrittore non esita a rompere le regole che aveva stabilito prima o spinge i personaggi ad agire in modo contrario al loro essere? Volevo dare ai personaggi il modo e il tempo necessari per brillare e cambiare e lo stesso per il mondo in cui si trovano, risolvendo il problema della struttura narrativa di certi cartoni, o troppo lenta (ma tale da farci amare e conoscere personaggi e mondo in ogni dettaglio e segreto) o talmente veloce e piena di scene d’azione da nuocere alla coerenza e alla nostra capacità di capirci qualcosa. Volevo provare combinazioni mai provate di cose già dette e viste: questo è il significato dell’originalità; in questa direzione va anche la scelta del genere, un postmoderno ribaltato in cui i personaggi, invece di arrendersi al caos, sono chiamati a rimettere insieme i pezzi, capire e sperare anche in circostanze impossibili e assurde. Dare speranza resta uno dei miei obbiettivi, quando scrivo.

L’Idea MagazineLa Sua passione per i cartoons l’ha dimostrata fino dagli anni universitari, presentandosi con la tesi magistrale ‘La narrazione in CGI animation dei Blue Sky Studios e di Illumination Entertainment’. La tesi fu seguita dalla pubblicazione di “Cartoni Esaminati, saggio anarchico su stupidità, genio e inventiva”. Da cosa è nata questa Sua passione e cosa racconta veramente in questo libro?
Gioia Colli: Amo i cartoni animati da prima che imparassi a leggere e crescendo questa passione, invece di sparire, si è arricchita di domande. Il libro raccoglie qualche risposta e molte curiosità sulla storia del cinema e dell’animazione, il tutto mentre mi diverto a proporre chiavi di lettura e trovare spunti colti anche in serie sciocche. Ad esempio gli sfondi di Mucca e Pollo sono identici ai quadri espressionisti. Il saggio è un miscuglio di considerazioni, notizie storiche, analisi, amore (e occasionali disamori) per le serie d’animazione lì trattate. Volevo porre rimedio al fatto che non esiste alcun libro che tratti i cartoni animati in modo così profondo, serio e al tempo stesso leggero, nonostante vi siano trentenni – me compresa – che ancora amano e ricordano le serie animate della loro infanzia. L’animazione è un’arte che mi affascina e per una sorta di bizzarro paradosso, non è raro che i personaggi più semplici siano quelli capaci di rimanere più impressi. Un’altra molla che mi spinse a scrivere il saggio – e a farne una seconda edizione qualche anno più tardi – fu la scrittura della tesi triennale; non ero abituata a stendere testi con regole così rigide e Cartoni Esaminati fu un modo per evaderne. Per la tesi magistrale, invece, decisi di prendere sul serio l’amore per l’animazione e studiare come funzionasse presso i grandi studios come la Pixar, la Illumination Entertainment e Blue Sky. Ho sempre pensato che, sebbene fossero evidenti caricature, i (buoni) cartoni animati avessero una carica di sincerità viscerale inattingibile persino al migliore degli attori, come se potessero dire la verità in un modo indiretto ma molto più vero di tantissime serie televisive con attori in carne e ossa o saggi storici e questa convinzione ha influito sulla mia poetica.

L’Idea Magazine:Lei ha anche scritto tre libri definiti di ‘formazione. Può spiegare a cosa mirava con“Lisa e i Succhia Talento” e “Viaggio a Tetraktys: Resoconti di uno Sceleriano” e “Il segreto di Peach”, e di che cosa trattano? Questi romanzi sono connessi in qualche modo fra loro, a parte l’aspetto formativo?
Gioia ColliLisa è nata a mo’ di risposta al trend dei vampiri allora nascente (quanto imperante) che a me non piaceva; mi solleticava l’idea di una giovane alle prese con il soprannaturale e un mondo più complesso del previsto, ma gli elementi romance non mi interessavano. Così ho provato a scrivere una piccola collana di racconti fantasy selezionando i tratti del fantasy che mi piacevano; il risultato non è particolarmente stellare, ma tenendo conto del fatto che lo scrissi a sedici anni, penso sia stata una prima buona prova. Lisa, dapprima chiusa e testarda, impara pian piano a farsi delle amiche e contare su di loro oltre che su sé stessa; inoltre non si vergogna le rare volte in cui è impaurita e non sente affatto il bisogno di un fidanzato e pensavo che questo suo arco narrativo contenesse messaggi che la mia generazione aveva bisogno di sentirsi dire. Viaggio a Tetraktys, invece, è una storia di viaggio, esplorazione e fantascienza: un uomo qualunque viene reclutato da alieni umanoidi come paciere per il loro pianeta, ma durante il viaggio l’astronave viene attaccata e lui è costretto letteralmente a paracadutarsi in quel mondo sconosciuto e trovare una via verso la capitale. È un romanzo che scrissi dopo Lisa: il mondo e i personaggi sono più complessi, ma sebbene fossi ancora un’inesperta lo considero un buon passo avanti. Volevo catturare la gioia e le paure dei racconti di esplorazione che mi intrigavano e suggerire come sia saggio usare sia la testa sia le emozioni per capire ciò che ci circonda. Il segreto di Peach, invece, è un’opera che ho rielaborato più volte; è parzialmente ambientata nel mondo di Supermario, ragion per cui, per correttezza, ho scelto di metterne l’ebook gratuito. Tratta dell’amore per i videogiochi e di come questo possa aiutare a passare periodi difficili oppure, se estremizzato, a gravi problemi, ma tocca anche questioni profonde sull’esistenza umana e… letteratura. Naturalmente Mario non è l’unico eroe videoludico citato; ci sono personaggi inventati da me e svolte impreviste. È una lettera d’amore non solo alla cultura ma anche all’arte videoludica, per me un carissimo hobby oltre alla lettura.

Questi tre libri non sono collegati se non da ciò che collega tutti miei libri: la poetica di dire la verità per mezzo della fantasia. La realtà, come la testa di Medusa, impietrisce, è tentacolare e troppo complessa per poterla affrontare e capire direttamente e interamente; la fantasia diventa così lo specchio necessario a vederla e comprenderla, mentre contemporaneamente ci prendiamo una pausa di lettura da essa. Evasione, consolazione e verità formano così una sola moneta. Questo unisce tutti i miei libri, ma non escludo, magari in un futuro volume dell’Invasione, di creare un universo che raduni tutte le mie storie

L’Idea Magazine: Ha anche pubblicato un’antologia, “Roviglia Morr e la bottega dei racconti”. I racconti di questa antologia sono tutti fantasy? Anche qui troviamo l’impronta umoristica? Si trova più a Suo agio nello scrivere i racconti brevi o i romanzi?
Gioia Colli: I racconti appartengono tutti al genere fantastico, sebbene modellato diversamente da storia a storia: alcune sono fiabe moderne, altre sono racconti più realistici, altre sono inni all’immaginazione e al potere delle storie (come la stessa cornice). L’impronta umoristica va e viene ma non scompare completamente; trovare speranza mentre scrivo e portarla al lettore rimane uno dei motivi che mi spingono a scrivere.

Mi trovo più a mio agio nei romanzi, visto che i personaggi hanno molto più spazio per crescere, mostrarsi e finire in situazioni che ho più spazio per definire, ma può anche capitare che mi venga una buona idea senza sufficiente materiale per costruirci un romanzo. In quest’ultimo caso mi è possibile farne un buon racconto breve, ma sia da scrittrice sia da lettrice preferisco le storie più lunghe. Nei racconti brevi non c’è spazio per affezionarsi e conoscere i personaggi; molto più spesso mi sono capitate storie – anzi, schizzi – che puntavano tutto sul fattore shock. Non avevo il tempo di capirci qualcosa o riprendermi dal disgusto che subito era finito tutto. Preferisco le storie provviste della lunghezza a loro necessaria: niente fretta, né pagine di troppo.

L’Idea MagazineViene ispirata da particolari personaggi dei cartoni animati, anime o fantasy nello scrivere i suoi romanzi?Qual è il cartone animato che Lei ama di più? Ed il personaggio?
Gioia Colli: Quando scrivo o sono in cerca di idee i personaggi anime o di cartoni animati possono formirmi spunti preziosi, ma non è mi mai successo di vederne uno e pensare: “ecco, questo devo farlo entrare nel romanzo!”. O almeno così era prima di incontrare il cattivo principale di Pacman e le avventure mostruose. Riguardando quella serie mi sono resa di quanto non fosse così speciale come mi era apparsa in un primo momento, ma la personalità del villain e il modo in cui avevano le situazioni di sfuggire di mano agli stessi cattivi, costringendo i buoni a capire cosa fosse successo prima ancora di poterci mettere una pezza, mi fecero (e fanno tuttora) sorridere e ridere più di una volta. Con gli anime, poi, ho un rapporto particolare: pur amando l’animazione, preferisco seguire serie che adoro come One PieceBlack Clover o Der Werewolf the annals of Veight in forma manga o di romanzo. Forse è perchè gli anime mancano spesso della levitas dei cartoni animati o appartengono a generi che non sempre mi interessano (e il fanservice non aiuta a farmeli piacere). Se dovessi fare un elenco dei cartoni animati che amo scriverei come minimo tre romanzi! Ogni mio personaggio è costruito in modo tale da non poter fare a meno di comportarsi come fa e muovere la trama come fa; i dettagli sono spesso un misto di spunti da serie animate, personaggi reali e un’altra miriade di possibili fonti, compresi approfondimenti di Youtuber, articoli di giornale, videogiochi… ma se devo pensare a serie a cartoni che ho amato, citerò brevemente: I Puffi e molte di Hanna-Barbera (compresi ovviamente Tom e Jerry), poi i Looney TunesBonkers gatto combinaguaiTalespinI Netturbani

L’Idea MagazineLei ha un blog molto attivo in Internet. Di che cosa tratta?
Gioia Colli: I miei articoli parlano di un ventaglio di argomenti piuttosto ampio: le serie librarie che amo e perché le amo, considerazioni sull’animazione, la letteratura, i miei gusti letterari,  i libri che mi hanno colpito, curiosità di vario genere, la mia poetica… in un articolo parlo della differenza tra realismo, verisimiglianza e coerenza e in un altro posso divertirmi a parlare di quanto non abbia nervi abbastanza saldi per poter apprezzare il genere horror. Ho molti interessi e volevo che il blog riflettesse il mio eclettismo con parole semplici in piccole dosi.

L’Idea MagazineSegue anche gli scrittori di stile fantasy in lingua inglese?
Gioia Colli: Jessica Townsend della recente ma splendida serie di Nervermoor, Roald Dahl e Johnatan Stroud nella serie Lockwood sono quelli principali, ma ultimamente la maggior parte delle serie fantasy che seguo sono light novels, ossia romanzi giapponesi tradotti in inglese (e più raramente in italiano).

L’Idea Magazine: Lei parla nel Suo Blog di Dante Alighieri. Qual è la connessione, secondo Lei, tra Dante e lo stile fantasy di oggi? Perchè lo ama tanto?
Gioia Colli: Amo Dante perchè scrisse un classico immortale che tratta di cose cruciali senza essere noioso, disperato o inaccessibile. Era serio, ma al tempo stesso le cantiche sono piene di immagini quotidiane o fantastiche e Dante come personaggio è fortemente imperfetto: ha paura di tutto, abbisogna di continue spiegazioni, sviene di continuo e senza una guida è perso o morto. Ci sono autori che invece, quando si inseriscono, si ritraggono come esseri perfetti ed onniscienti; per quanto riguarda il fantasy, temo si sia allontanato da Dante. Dante ha preso l’uomo e Dio estremamente sul serio senza ballarci intorno piangendo miseria, o stendere una sterile opera di teologia, bensì ha cesellato con fatica un monumento che ha resistito nei secoli e parla a tutti, a chiunque, dovunque in qualsiasi epoca, non per far passare per forza le sue idee, bensì per ridare speranza. La scrisse innanzitutto per ridarla a sé stesso, esiliato e con la sua donna ideale morta, per dirsi e dire a tutti di non arrendersi al male e alla disperazione, anche quando rischiano di tralvolgerci. Io adoro le opere che mi lasciano qualcosa di bello e memorabile dicendo la verità in modo diretto eppure indiretto, mentre non apprezzo i libri troppo cupi o troppo vacui, anche quando si tratta di fantasy aventi alle spalle un evidente sforzo nel caratterizzare il mondo e i personaggi. In questo pesa anche il mio gusto personale: la mitologia, fosse anche inventata, resta per me qualcosa di sterile, già visto, rivisto, studiato e ripassato mille volte per sette anni di fila che viene usato come pretesto per l’azione o come paravento per non parlare delle altre radici dell’occidente.
Un classico, invece, resta nella memoria, non invecchia mai, parla di cose cruciali e problemi della sua epoca e intrattiene senza deprimere, tutto ciò contemporaneamente. La Divina Commedia resta un classico e io amo i classici. Inoltre la letteratura italiana fino 1600 è il mio periodo preferito delle nostre lettere.

Affresco di Domenico di Michelino. Dante e il suo Poema (1465)

L’Idea MagazineSe Lei avessse l’opportunità di incontrare un personaggio qualsiasi, del passato o del presente, e potrebbe parlare con lui (o lei), chi sarebbe e che cosa chiederebbe?
Gioia Colli: Chiederei a Dante se può dirmi dov’è un suo autografo della Commedia! Sarebbe una scoperta eclatante! E poi ne parleremmo a fondo, chiarendo misteri sulla sua opera e vita.

L’Idea MagazineUn messaggio per i nostri lettori?
Gioia Colli: Pensate con la vostra testa, non esitate a dissentire (ed informarvi) se qualcosa non vi convince. Ma di messaggi ne avrei tanti, se posso aggiungerne un altro, sarebbe uno di quelli principali nell’Invasione: gli odi, compresi quelli di natura politica, sono tutti una gran brutta cosa. E non dimenticate Ombre sulla comunanza, il secondo volume dell’Invasione uscito proprio mentre scrivevo queste righe!

Da ‘La Mia New York’ Ad ‘American Dream?’, Gli Stati Uniti Commentati Da Un Italiano. Intervista Esclusiva Con Lo Scrittore Andrea Careri. [L’Idea Magazine]

Da ‘La Mia New York’ ad ‘American Dream?’, gli Stati Uniti commentati da un italiano. Intervista esclusiva con lo scrittore Andrea Careri.

Intervista di Tiziano Thomas Dossena

Scrittore, sceneggiatore, simpatico commentatore del sogno americano, Andrea Careri ha meritato l’attenzione della stampa con tutti i suoi libri ed abbiamo avuto l’opportunita` di porgli delle domande sia sui suoi passati successi letterari, sia sulla sua nuova produzione…

L’Idea Magazine: Andrea, il tuo libro dal titolo ‘La Mia New York – Vivere nella città che non dorme maì (Ultra Edizioni) riflette la tua visione di questa grande metropoli, nella quale andasti a vivere nel 2013. Potresti parlarcene un pό?
Andrea Careri: Ciao Tiziano, grazie per questa intervista. La Mia New York ẻ una “guida romanzata”, nel senso che in ogni capitolo si descrive un quartiere, una strada, un locale, un posto di New York che ha lasciato un segno nella mia vita. Sei anni a New York valgono diciotto anni in Italia, dove tutto scorre più lento e ci sono tanti ostacoli e resistenze al cambiamento. Ogni capitolo si apre con una descrizione storica e accurata del quartiere e/o del luogo descritto, nella quale do tantissime informazioni utili ai turisti mischiando storia e cultura pop, con citazioni a canzoni e alle innumerevoli serie tv e film girati a New York. E poi parte la storia di questo ragazzo italiano  ancora ventenne che sbarca in America con solo mille euro in tasca. Praticamente il mio io letterario racconta New York sinceramente, senza filtri, con passione ed onestà. E la narrazione prosegue di quartiere in quartiere, di strada in strada, di ristorante in ristorante, dato che il mio io lettarario ẻ un foodie come me. In questo libro si respira la vita, si percepiscono i suoni, le emozioni, i sapori della città che non dorme mai. Una famosa critica di letteratura americana lo ha definito la sua guida preferita sulla Grande Mela. La gente sta amando tantissimo questo libro e forse un giorno diventerà una serie tv.

L’Idea Magazine: Poi hai scelto di spostarti a Los Angeles. Come mai?
Andrea Careri: Il mondo del cinema e della tv sta qui. Durante i miei numerosi viaggi di lavoro in California mi era capitato spesso di sentirmi dire che era meglio trasferirsi a Los Angeles. Tanti insiders di Hollywood mi avevano detto la classica frase LA IS THE PLACE TO BE, e forse era vero, prima del Covid. Ora tecnicamente potrei stare anche nella East Coast e lavorare via Zoom. Sicuramente non mi pento di averci provato e di essermi trasferito a Los Angeles. Anche se ora vivo a Glendale che ẻ molto meglio, più sicura e più simile all’Europa. Sto lavorando a una serie tv di animazione basata sul mio libro Trump&Mario e a una sitcom.

L’Idea Magazine: Come va la tua attività di sceneggiatore?
Andrea Careri: Bene, sinceramente nonostante tutto questo 2020 ẻ stato un anno molto produttivo per me e soprattutto sono stato in grado di prendere dei lavori per i prossimi anni. Sto avendo molto successo con i miei libri e ne ho parecchi in uscita nei prossimi due anni.

L’Idea Magazine: In questo tuo soggiorno Californiano hai scritto un libro ispirato alla tragica morte di Bryant, dal titolo ‘Un Giorno senza Kobe – Storie di Los Angeles’, che uscirà sempre per le Edizioni Ultra a metà novembre. In che modo hai collegato la scomparsa di Bryant con Los Angeles?
Andrea Careri: Il libro racconta 24 storie,(24 come il numero di maglia di Bryant), tutte ambientate a Los Angeles nel giorno della tragica morte di Kobe. Infatti non ẻ un libro su Kobe ma sull’impatto che Kobe ha avuto sui losangeleni e sulle persone comuni. La tragica morte di Bryant cambierà per sempre la vita di questi ventiquattro personaggi. Ho scritto il libro a South LA, a Creenshaw e Florence, a pochi passi da dove sono scoppiati i Riots del 1992. E vivere nel ghetto mi ha aiutato a scrivere questo libro e a creare personaggi autentici. Ci sono tanti personaggi afroamericani nel libro. Io lo definisco un umile omaggio a John Fante, che ha raccontato la Los Angeles degli ultimi, la LA povera ed umile. Ho vissuto nella casa con una landlord che cercava di rubare i soldi del deposito a tutti i coinquilini, la peggior persona che abbia incontrato in America. Ma vivere nel ghetto mi ha fatto capire tante cose sull’America. Anche che alcuni immigrati come lei si approfittano di altri immigrati credendo che non conoscano la legge. Umanamente disprezzo le persone che vogliono truffare gli altri, ma le ho lasciato quei pochi soldi che mi doveva indietro. La considero benificenza. Ci penserà il karma a punirla. Ma nonostante questi mesi passati in quella casa siano stati i peggiori vissuti in America, ho avuto modo di finire sia La Mia New York che un giorno senza Kobe.

L’Idea Magazine: Hai anche creato una pagina su Facebook, ‘La Mia Californià. Di che cosa tratta?
Andrea Careri:Faccio video, foto e dirette per raccontare la California del Sud.  San Diego che amo, e dove mi rifugio sempre appena posso, e poi ovviamente la contea di Los Angeles. Lo ho fatto anche a New York, prima di partire. Lo considero un modo per raccontare storie attrraverso i social media.

L’Idea Magazine: Potresti spiegare che cosa hai mirato con la tua webseries sci-fi drama dal titolo Mem 39?
Andrea Careri: Purtroppo Mem 39 ẻ diventata piu’simile alla realtà di quanto volessi. Tutto nasce da un fatto strano: tre anni fa mi chiama un famoso personaggio televisivo europeo che lavora sia in Italia che in Albania. Mi ha detto che voleva assumermi per adattare un libro inedito. Il libro era incomprensibile e scritto in un linguaggio strano. Un libro quasi impossibile da pubblicare e da adattare in un film. Ma io lo ho letto in due giorni. La persona che mi ha commissionato il lavoro mi ha detto che quel libro era stato dettato ad una signora dagli alieni. E che gli alieni volevano che io lo adattassi e ne facessi un film o una serie tv. Io mi sono messo a ridere, non mi era mai capitato di ricevere una proposta di lavoro da un committente così “’bizzarro”.  Se non fosse stato un famoso personaggio tv non gli avrei dato retta e lo avrei preso per pazzo, sono sincero. Il libro era difficilmente adattabile ma alla fine ci ho lavorato. Non ho mai creduto alla storia degli alieni, ma sono stato pagato, quindi lo ho fatto. Lo so che c’ẻ qualcuno che mi prenderà per pazzo, ma sapete meglio di me che in America ci sono tante persone che credono agli alieni. E io rispetto tutti, anche chi crede in cose diverse da quelle in cui credo io. Comunque, in questo libro, che ripeto era quasi incomprensibile, si parlava di un virus che avrebbe distrutto l’umanità. Il progetto, come spesso accade, ẻ rimasto in stand by. Quando ẻ scoppiato il Covid mi sono ricordato di quel virus menzionato nel libro. Ho subito chiamato il mio amico. E dopo qualche settimana ho pensato di usare il lockdown a mio vantaggio. Ho creato un concept da girare solamente con i cellulari durante la quarantena. Conoscevo tanti attori sparsi per il mondo che stavano senza lavoro. Ho scritto delle storie e degli episodi per ognuno di loro. Così ẻ nato Mem 39 che andrà in onda a breve su Cideshow, un nuovo network americano. Mem 39 parla di un virus in grado di cancellare i ricordi in 48 ore. C’ẻ qualcuno che sopravvive al virus, altri invece si ammalano e perdono quello che più conta nella vita: i loro ricordi. Lo show ẻ ambientato nel 2039 ed ẻ girato sia in inglese che in italiano, per ora. A breve lo girerό in spagnolo. Ci saranno anche altre due stagioni sicure e forse anche altre. Mi auguro che qualche scienziato veda lo show su Cideshow e indaghi su possibili sviluppi di virus come il Covid 19 che potrebbero degenerare in malattie neurodegenerative. In ogni caso lo show ẻ adatto a chi parla sia l’italiano che l’inglese, così puό godere anche degli episodi original in italiano ma sottotitolati in inglese.

L’Idea Magazine: La tua esperienza negli USA ti ha spinto a scrivere ‘American Dream?, un libro che racconta la vita di tanti italiani che sono emigrati in America negli ultimi anni. Perchè questo libro?
Andrea Careri: Dopo il successo del La Mia New York mi sono ritrovato a pensare che era giusto raccontare anche la storia di tanti altri italiani sparsi per gli States. Anche perchẻ i followers che avevo sul La Mia California erano interessati agli States e mi domandavano come si viveva in America. Come si vive in America? Non ẻ una risposta semplice da dare. E soprattutto ci sono tanti punti di vista diversi sull’America. E io volevo raccontare il Sogno Americano e l’America in modo sincero ed oggettivo. Ẻ un libro che ho deciso di pubblicare da solo, proprio per non avere censure. Non ho censurato nessuno. Tutti sono stati liberi di esprimere le loro idee, anche chi la pensava in modo diametralmente opposto al mio. Penso sia un libro importante e una testimonianza della vita in America durante il Covid, i Riots e Trump. Soprattutto ẻ una testimonianza storica di tutta la nuova generazione di italo americani o di italiani emigrati in America negli ultimi quindici anni. Mi sembrava giusto dare voce alla nostra generazione di italiani emigrati in America. Il libro si trova su Amazon ed uscirà anche in inglese per tutti quegli italoamericani che non leggono bene in italiano. Penso che la versione inglese uscirà nel 2021, fra qualche mese, quando sarà possibile anche presentarlo ufficialmente nelle università americane o nelle librerie. Ho in programma di tornare nella East Coast per un tour di presentazioni a New York, Jersey City, Hoboken, Stamford, Ct Boston, Philadelphia, e magari anche a Yonkers. Sono laureato in storia e il mio sogno ẻ che questo libro possa essere studiato un giorno nelle univrsità come testimonianza della vita degli emigrati italiani nell’America degli anni 10 del nuovo millennio e, ovviamente, nell’America del 2020.

L’Idea Magazine: C’è anche in fase di pubblicazione un tuo libro in inglese, ‘Trump & Mario. Che tipo di libro è?
Andrea Careri: Ẻ una satira che ha poco a che fare con la vera politica o con la realtà, ẻ estremamente divertente e anche un pochino demenziale. Come dicevo prima, il libro sarà la base dalla quale svilluppare la serie tv di animazione dal titolo omonimo. La premessa ẻ divertente, Mario ẻ un immigrato italiano appena sbarcato in America, Il suo primo lavoro ẻ proprio alla Trump Tower, dove fa il delivery guy. Per sua sfortuna deve fare il delivery di un pastrami sandwich proprio a Trump. Quella sera c’ẻ il Superbowl e sono tutti distratti. La guardia del corpo di Trump sta su Tinder e lo lascia passare. Mario consegna il Pastrami al presidente che ci si avventa sopra e inizia a soffocare. Mario gli salva la vita. Trump lo assume come assistente personale e da quel momento la vita del presidente viene cambiata per sempre. Il libro ẻ pieno di gag e di avventure assurde, ovviamente adatte alla animazione. Nel libro c’ẻ anche un omaggio alla nostra Sophia Loren che scoprirete solo leggendolo. Esce fra due settimane su Amazon e su Barnes&Noble online.

L’Idea Magazine: Hai altri progetti in lavorazione?
Andrea Careri: Sto lavorando a un film dal titolo Forget New York, con un famoso sceneggiatore di Hollywood. Dovrό scrivere e produtte altre stagioni di Mem 39, adattare Un giorno senza Kobe per la TV, scrivere due half hour comedies ambientate nella mia amata New York e tanti altri progetti che non posso menzionare per questioni contrattuali e per rispetto delle altre persone con le quali lavoro.

L’Idea Magazine: Chi è lo scrittore che preferisci e chi è quello che ha influenzato di più il tuo modo di scrivere?
Andrea Careri: Ce ne sono tanti. Cito solo quelli americani: John Fante, Salinger, Francis Scott Fitzgerald, Hemingway, Bukowski e uno scrittore di origine polacca che ha scritto due dei miei libri preferiti ET. E L’Orso che venne dalle montagne.

L’Idea Magazine: Qual è il tuo sogno che speri di realizzare?
Andrea Careri: Voglio essere in grado di vivere sei mesi a New York, due mesi in Italia e il resto in California, tra San Diego e Glendale.

L’Idea Magazine: Pensi di tornare in Italia a vivere in futuro?
Andrea Careri: Sicuramente ho dei lavori da fare in Italia, appena finirà il lockdown voglio tornare per girare l’Italia promuovendo i miei libri. Cosa che non ho potuto fare per via del Covid. Come ti ho detto prima, spero di vivere tra New York, l’ Italia e la California. Ẻ difficile, ma quello ẻ il mio sogno.

L’Idea Magazine: Se tu avessi l’opportunità di incontrare e parlare con un personaggio storico qualsiasi e di qualsiasi epoca, chi sarebbe e quale domanda porresti?
Andrea Careri: Nicherin Daishonin, un moncaco buddhista del medioevo giapponese., Gli domanderei come fare a non smettere mai di praticare un mantra che sono certo sia la chiave della felicità, ma pur sapendolo, a volte ho difficoltà a recitarlo. Sto parlando di un mantra che ci mette in frequenza con l’universo: Nam MyoHo Renge Kyo. Ho avuto prova almeno una trentina di prove concrete che questo mantra funziona e che mi migliora la vita, ma a volte non riesco a praticarlo. Gli domanderei come fare a non fermarmi mai nella pratica buddhista.

L’Idea Magazine: Un messaggio per i nostri lettori?
Andrea Careri: Anche se ẻ un momento difficile, tentate di scegliere la speranza invece che la paura. Tentate di scegliere pensieri positivi e la voglia di vivere invece che la lamentela e la negatività. Lo so, ẻ difficile. Io sono di Roma e a Roma spesso ci si lamenta. Quindi a volte lo faccio anche io. Ma so che lamentarsi non serve a nulla. Bisogna agire ed essere positivi. In questo anno ho lasciato la città che amo e tutti i miei amici e mi sono trovato malissimo a vivere in quella casa con la landlord vampira e la vita, non di certo facile e felice, del ghetto. Poi c’ẻ stato il Covid, i Riots, la crisi economica. Ẻ stato un anno durissimo. Eppure ho trovato la forza di scrivere e sono riuscito a pubblicare quattro libri e a scrivere una serie TV. Non bisogna mai porsi dei limiti, e anche nei momenti difficili bisogna sempre scegliere le frequenze positive, invece che quelle negative.

Da “La Religione Segreta Dei Templari” A “Io Sono Ciò Che Mangio”. Intervista Esclusiva Allo Scrittore Michele Allegri. [L’Idea Magazine]

Da “La religione segreta dei Templari” a “Io sono ciò che mangio”. Intervista esclusiva allo scrittore Michele Allegri.

Intervista di Tiziano Thomas Dossena

Ecco un’intervista con un autore poliedrico che ha avuto molto successo con i suoi libri sia quando trattano argomenti complessi e leggendari come i Templari sia che parlino dell’alimentazione. 

L’Idea Magazine: Il suo saggio “La religione segreta dei Templari” tratta un tema finora velato di mistero. Ce ne parli un po’.
Michele Allegri:  Questo saggio, questo e-book scaricabile dalla piattaforma Amazon, chiude un mio lungo percorso di studio e ricerca sull’Ordine dei Templari e i tanti misteri che avvolgono la sua nascita, il suo sviluppo e la sua fine.
Ho voluto analizzare il retroterra antropologico e religioso di alcune famiglie nobili europee i cui esponenti fondarono l’Ordine nel 1118, rendendolo potente ed immettendo in esso una vera e propria religione segreta, conosciuta solo ai livelli più alti dell’organizzazione, dagli alti dignitari e dal Gran Maestro. Questa religione aveva miti e riti propri, esoterici, negromantici ed antitetici rispetto alla religione cattolica e alla Regola data loro nel 1128. Per questo motivo, una volta scoperchiato il vaso di pandora, grazie ad alcune rivelazioni fatte da cavalieri delatori, i Templari furono oggetto di arresti in massa in Francia. Interrogati, alcuni sotto tortura altri no, confessarono tutti le medesime “colpe”.
All’atto dell’iniziazione i cavalieri sputavano sul crocifisso, rinnegando la figura del Cristo, credevano al Padre Celeste ma contemporaneamente ad un idolo barbuto in grado di salvarli e di fare ricco l’Ordine chiamato Bafometto, si autoassolvevano dai peccati, cingevano i loro corpi nudi con una cordicella magica, si scambiavano baci rituali dalla bocca al coccige.
I capi dell’Ordine chiesero scusa per quelle pratiche ai cardinali inviati dal papa ma poi ritrattarono le loro confessioni. Papa Clemente V, quindi, con tanto di Bolla, soppresse in perpetuo l’Ordine, scomunicando quanti avessero portato ancora l’abito e il nome.
Il re cristianissimo francese Filippo IV il Bello, con l’ausilio della Santa Inquisizione, li mandò al rogo nel 1313. I loro beni immobiliari passarono all’Ordine di Malta (l’attuale SMOM), il tesoro invece non fu mai ritrovato.
La parte più nascosta ed esoterica dell’Ordine, rappresentata da alcune nobili famiglie europee, sopravvisse, entrando nelle corporazioni muratorie e costituendo la Massoneria Scozzese ma anche la Fratellanza Rosacrociana e altre organizzazioni anche in seno alla Chiesa cattolica, come la Compagnia del Santo Sacramento o Priorato di Sion.
In un’epoca in cui la legittimità era data dal sangue, le famiglie nobili al vertice dell’Ordine del Tempio e delle successive filiazioni, si vantavano di discendere direttamente da un antenato divino e mostruoso, dotato di poteri magici e taumaturgici trasmessi di generazione in generazione attraverso il sangue blu della nobiltà (Santo Graal, sang real).
In questo quadro, assumeva una grande importanza il luogo della sepoltura dell’antenato che, per la peculiare mitologia di queste famiglie, dorme in attesa di risvegliarsi e tornare a regnare. Il desiderio di identificare il luogo di queste sepolture ha dato origine, nei secoli, ad una vera e propria caccia al tesoro cui si sono dedicati con fervore sia organizzazioni religiose, esoteriche e politiche sia studiosi di tutto il mondo.
Le mie ricerche storico-antropolgiche mi hanno poi portato a identificare a Falicon, un borgo del sud della Francia, un luogo sacro in cui ancora oggi si possono ammirare i resti di una piccola piramide che, nel Medioevo, fu custodita dai Templari e che nasconde una grotta in cui si compivano strani riti esoterici almeno fino ai primi del Novecento. Il terreno su cui sorge la piramide è sempre stato di proprietà di famiglie nobili e anche oggi è una proprietà privata.

L’Idea Magazine: Lei è un esperto sui Templari, avendo ricercato molto sull’argomento e scritto altri due libri su di loro: “Dossier: I Nuovi Templari” e “Elvis e il priorato di Sion”. È un argomento che desta molto interesse. Potrebbe parlare di questi suoi libri e di che cosa trattano in particolare?{Ne parli quanto a lungo le pare necessario}
Michele Allegri: “Dossier: i nuovi Templari”, scritto in collaborazione con mia moglie Irene Sarpato, è stato il primo libro in assoluto a censire in modo esaustivo le moderne organizzazioni templari mondiali le quali, è bene dirlo, non hanno alcun collegamento storico-fattuale con l’antico Ordine sorto in Francia e sviluppatosi poi in Palestina e in tutta Europa.
È un fenomeno in continua crescita. La maggior parte degli ordini neotemplari sono club ricreativi e conviviali, altri sono solo venditori di mantelli e titoli cavallereschi fasulli. In entrambi i casi, è bene dire che non sono riconosciuti da alcuna autorità nazionale o internazionale né tantomeno dal Vaticano. Ci sono stati poi alcuni casi di vera emergenza nazionale, come quello dell’Ordine Solare del Tempio di Luc Jouret che, in Svizzera e Canada, è stata una vera setta e ha causato centinaia di suicidi.
Prima di arrivare a descrivere questo fenomeno moderno, ho dovuto però spiegare al pubblico quale fosse stata l’importanza storica dei Templari, che a mio avviso rappresentano la prima forma di multinazionale che la Storia conosca perché avevano filiali in Europa e Medio Oriente che rispondevano alla “casa madre” a Parigi. I templari, infatti, al di là della forma di ordine monastico e militare che avevano assunto nel Medioevo, avevano anche una struttura verticistica e ben organizzata, prestavano denaro applicando alti tassi d’interesse, furono infatti i primi banchieri ed inventarono la lettera di credito.
Progettavano di costruire un Regno Latino in Palestina con l’appoggio di alcune case regnanti come i Buglione e i Lusignano, dove poter condurre indisturbati lucrosi affari, anche con il mondo mussulmano, al di fuori delle logiche politiche e delle lotte per il potere in corso in Europa: papa contro impero e principi contro principi.
Per questo e altri approfondimenti storico-scientifici e cronachistici, questo saggio è conservato presso la Biblioteca del Congresso USA e quella dell’Università di Harvard.

Il libro su Elvis Presley mette a fuoco tanti nuovi aspetti della vita e della personalità del Re del Rock e del periodo in cui visse: la sua probabile affiliazione alla TCB, cioè la Templar Christian Brotherhood, ramo americano del Priorato di Sion, la sua inclinazione personale per la numerologia, la predestinazione e l’esoterismo, il ruolo del colonnello e manager Tom Parker nell’ascesa del cantante e quello dei mass media e dell’industria cinematografica/discografica nella Guerra Fredda tra Est ed Ovest nella quale la musica rock ha svolto un preciso compito.
E ancora le posizioni politiche di Elvis, acceso anticomunista, il suo stretto rapporto con alcuni presidenti USA come Carter e Nixon, il suo ingaggio come agente della squadra narcotici e le tante stranezze che avvolgono la dipartita della star americana.
Ho inteso quindi esporre i fattori interni ed esterni che hanno determinato la sua carriera. Non solo quindi la grande genialità della persona e le sue inclinazioni esoteriche ma anche il grande gioco di potere e lo scontro geopolitico internazionale tra Est e Ovest che è iniziato proprio a partire dall’anno 1956.
Devo dire che questa mia opera ha suscitato grande interesse presso i media nazionali italiani a partire dalla trasmissione Voyager della RAI per arrivare a Mistero di Mediaset, passando per Rebus di Odeontv.

L’Idea Magazine: Ha continuato a parlare dei Templari in un articolo apparso sul quotidiano italiano a Londra, Libero Reporter, in quattro parti dal titolo “La nobile Mission di un’Europa di Pace, nel nome di Saturno”. Potrebbe gentilmente riassumerlo per i nostri lettori?
Michele Allegri:  L’articolo è molto esteso e dettagliato, l’idea centrale si può riassumere così: esiste un’antica nobiltà della Linguadoca che, per secoli, ha perseguito una Missione politico-esoterica ispirata al mito arcadico dell’Età dell’Oro, il regno di Saturno. La missione consisteva nel creare un’Oasi di Pace in Europa, superando l’odiata diarchia di trono e altare. Le prove di questa missione si ritrovano disseminate lungo tutta la storia d’Europa a partire dalla fondazione della monarchia merovingia passando a quella dei Templari fino al Secondo Dopoguerra, e si riscontrano in tutti i principali accadimenti socio-politici e religiosi che questo articolo ha toccato. Un certo pragmatismo illuminista vuole che la storia si legga solo attraverso la domanda latina Cui prodest? (A chi giova?), domanda che presuppone che alla base degli avvenimenti storici ci siano sempre e solo fattori concreti, come interessi economici e l’estensione del potere politico di una persona, di un gruppo o di una nazione.Troppo spesso gli storici rifiutano di dare il giusto peso a un terzo fattore, che pure si è dimostrato un potente motivatore dell’agire umano anche politico: l’esoterismo. Nella fattispecie, questo articolo espone come alcune antiche famiglie nobili abbiano ostinatamente portato avanti nei secoli una missione politica fondata su credenze magico-esoteriche, profondendo in essa ingenti risorse, esponendosi a rischi personali enormi e subendo pesanti sconfitte politiche e militari che non hanno tuttavia mai posto fine all’intento originario di ripristinare un ordine di pace e giustizia in cui gli uomini tornassero a vivere, come descrive Esiodo in Le opere e i giorni, “senza dolori, senza fatiche, senza pene”, sotto la guida di un re buono. Protagonista di questa missione è una parte della nobiltà più antica d’Europa, cui appartenevano alcune famiglie della Linguadoca (Francia meridionale, in prossimità dei monti Pirenei), dedite a pratiche occultiste, che si distinguevano per una specifica caratteristica: la discendenza da un antenato mitologico semidivino o mostruoso.

L’Idea Magazine: Il suo romanzo “Enigma Esoterico” che è stato paragonato ai libri di Dan Brown, tratta sempre questo tema?
Michele Allegri: È un thriller poliziesco che si sviluppa su due livelli, uno storico-esoterico e uno psicologico. C’è un ispettore in pensione che vuole risolvere un vecchio caso insoluto, l’omicidio rituale di un parroco e la scomparsa di un dipinto.
La trama si dipana tra viaggi in zone dell’Europa cariche di significato magico e incontri con personaggi loschi inviati da organizzazioni esoteriche e politiche che non vogliono che l’ispettore scopra la verità.
Il finale è inaspettato, non posso dirvi altro se non che i lettori sono finora rimasti a bocca aperta! E anche che è un e-book scaricabile da Amazon che si può leggere in pochi giorni.

L’Idea Magazine: Ha intenzione di proseguire a parlare dei Templari con altri libri o pensa che sia stato detto abbastanza su di loro?
Michele Allegri:  La ricerca non ha mai limiti ed è sempre un work in progress. Credo però di aver dato un contributo significativo a scoprire o far riemergere alcune conoscenze dimenticate su quel pezzo di Storia che, negli ultimi tempi, complice un diffuso e grossolano depistaggio di alcuni storici, aveva imboccato la pericolosa strada del revisionismo.
Non bisogna mai dimenticare che la ricerca e la divulgazione devono essere libere da vincoli e da pregiudizi. Devono servire a far luce sui fatti, fare un servizio alla verità e al pubblico, che è poi il destinatario ultimo delle informazioni che vengono esposte in un libro o in un articolo di giornale.
Molto spesso, per ragioni di carriera, per opportunismo politico o religioso o semplicemente per ottusità, molti storici o giornalisti italiani scelgono la via più facile, quella della non ricerca e della non scientificità.
In America, invece, questo non avviene, perché la mentalità è molto più aperta al confronto e allo scambio di idee e di informazioni.
Dopo la prima pubblicazione, per parlare direttamente con il pubblico ho aperto blog tematici, inoltre, lascio sempre alla fine dei libri una e-mail dove i lettori possono esprimere la loro opinione o farmi domande.
La lascio anche per il pubblico del vostro giornale: Opere.asu@gmail.com

L’Idea Magazine: Dalle società avvolte nel mistero all’alimentazione, i Suoi libri ritengono una chiara validità tematica e mi congratulo con Lei per essere riuscito a scrivere a livello professionale in due campi così diversi. Potrebbe parlare un poco del suo libro “Io sono ciò che mangio”?
Michele Allegri: “Io sono ciò che mangio” è un manuale di autodifesa del consumatore. In esso ho voluto toccare alcuni temi significativi. La riscoperta della sana cucina tradizionale mediterranea ed italiana prima di tutto, lontana dalle sofisticazioni dell’industria alimentare.
Ho analizzato il tipo di alimentazione che l’uomo aveva fin dalle sue origini, basata su verdure e frutta, poche proteine animali e assenza totale di zuccheri raffinati e loro derivati.
Proprio l’introduzione massiccia di zuccheri nella nostra moderna alimentazione ha portato gravi squilibri e malattie, come il diabete ma non solo. Penso all’aumento esponenziale dell’obesità nel mondo.
Ho quindi esposto al pubblico un metodo che ho sperimentato su me stesso e che io chiamo Kronoalimentazione (tempo/Alimentazione).
Si devono mangiare alcuni cibi in determinati orari. Infatti, una certa pietanza assunta di sera fa ingrassare e la stessa, al mattino, fa dimagrire. I veri responsabili di questa variazione sono gli ormoni e conoscerne la produzione durante la giornata ci aiuta a mangiare in modo corretto. Non si tratta di una dieta medicale ma di acquisire le conoscenze elementari che servono ad ognuno di noi per mangiare sano e mantenersi in forma.

L’Idea Magazine: Il seguente libro sull’alimentazione scritto da Lei, “Mangiare senza ingrassare”, tratta la questione dell’indice glicemico nei cibi. Vorrebbe approfondire un poco sul contenuto del libro?
Michele Allegri:  “Mangiare senza ingrassare” è il mio secondo libro sull’alimentazione sana. È un e-book scaricabile da Amazon. Approfondendo la pratica della Kronoalimentazione, che continuo a seguire ogni giorno, noto che questo modo di alimentarmi non mi fa ingrassare nonostante le quantità di cibo assunte siano notevoli. Infatti, supero il concetto di caloria e abbraccio quello di Indice Glicemico, già scoperto da noti medici e poco divulgato.

In base a tabelle predefinite da questi medici, gli alimenti sono classificati in base a un indice glicemico alto, medio o basso, possono quindi far ingrassare o dimagrire, a seconda della risposta dei due ormoni antagonisti, l’insulina e il glucagone.
Si possono quindi comporre pietanze particolari bilanciate, anche abbondanti, rispettando alcune regole fondamentali. Il sale e lo zucchero fanno ingrassare, i carboidrati vanno assunti alla mattina, le proteine vegetali o animali a pranzo o a cena. Occorre sempre fare passeggiate serali e non andare a letto troppo tardi di sera.
Poi c’è un poker di alimenti che, se aggiunti ai cibi, possono diminuire il carico glicemico di un pasto. Per esempio la frutta secca abbatte colesterolo cattivo e trigliceridi nel sangue, anche se non deve essere consumata quotidianamente.
Poi c’è l’immancabile olio extra-vergine di oliva, che io consiglio sempre di usare in abbondanza e a crudo.

L’Idea Magazine: Quali sono i Suoi altri interessi?
Michele Allegri: Sono appassionato di cinema e di arti marziali. Seguo il dibattito politico nazionale ed internazionale. Mi piacerebbe impegnarmi in prima persona per migliorare la società nella quale vivo. Il tempo libero amo trascorrerlo con mia moglie, visitando musei e mostre di pittura o semplicemente passando qualche giornata sui bellissimi laghi lombardi.

L’Idea Magazine: Pensa di venire a New York a parlare dei suoi libri quando questo tremendo virus ci lascerà?
Michele Allegri: Sono venuto due volte nella Grande Mela e in altre bellissime città americane più di trent’anni fa. Conservo ancora bellissimi ricordi e sono curioso di vedere cosa mi riserva il futuro.

L’Idea Magazine: Se Lei potesse parlare con un qualsiasi personaggio storico, di qualsiasi epoca, chi sarebbe e che cosa gli chiederebbe?
Michele Allegri: Il mago Houdini. Gli chiederei di svelarmi alcuni dei suoi prestigi che mi paiono ancora reali e non mere illusioni.

Harry Houdini

L’Idea Magazine: Qual è il Suo desiderio più forte al momento?
Michele Allegri: Che l’Umanità intera si lasci al più presto alle spalle quest’emergenza sanitaria che ha provocato morti e ha cambiato i nostri stili di vita.

L’Idea Magazine: Ha altri progetti in cantiere dei quali ci vuole informare?
Michele Allegri: Sto avviando in questi giorni una collaborazione con una piccola casa cinematografica italiana. Pochi mezzi, poche risorse finanziarie ma molte idee e molto cuore.

L’Idea Magazine: Un messaggio per i nostri lettori?
Michele Allegri: Un caloroso saluto alla comunità italo-americana che ha reso ancora più grande gli USA. Ci divide l’Oceano ma ci unisce l’Amore per la nostra Italia e per le sue tradizioni. Nonostante le sue cadute e le sue contraddizioni, credo che l’Italia avrà ancora un ruolo in avvenire, soprattutto per ciò che ci contraddistingue nel mondo: l’amore per la cultura e l’eleganza, la creatività, l’operosità e, perché no? il buon cibo. Un saluto a tutti voi. A presto!

Per maggiori informazioni sull’autore e le sue opere, puoi visitare i suoi blog:

http://inuovitemplari.blogspot.com

http://templari.blogspot.com/

http://kronoalimentazione.blogspot.com/

http://elviseilpriorato.blogspot.com/