GIOVANNINO GUARESCHI, AUTORE UNIVERSALE.

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Gli attori Fernandel (Don Camillo) e Gino Cervi (Peppone) con Giovannino Guareschi.

Valutare la complessità dell’opera di Giovannino Guareschi senza esaminare ‘l’uomo Guareschi’ sarebbe non solo errato, ma anche ingiusto. Come spesso accade, lo scrittore è frutto dei suoi tempi e li riflette, sia come contenuto sia come stile e linguaggio. Guareschi fu questo, indubbiamente, ma anche qualcosa in più; scrittore, umorista e polemico per antonomasia, il noto autore emiliano fu un ‘personaggio’ che si meritò l’attenzione della stampa a volte più per le sue controverse campagne contro il comunismo e contro il qualunquismo, le sue due condanne al carcere (una con la condizionale) legate alla sua attività di giornalista, e altre beghe legate alla sua franchezza che non pe le sue tante opere letterarie.

I suoi libri sono stati tradotti in quasi tutte le lingue (anche in Braille), e si stima che egli sia l’autore italiano più tradotto. Come mai, allora, i critici non ne parlano o, addirittura, lo collocano con gli autori minori o poco noti? Questo atteggiamento dei critici è forse legato al contenuto tematico dei suoi libri? Dobbiamo speculare che le peripezie di don Camillo e di Peppone non siano degne di rispetto? Che i suoi ricordi di prigionia (Diario Clandestino), scritti mentre era internato nei campi nazisti in Polonia, non siano sufficientemente carichi di angoscia e struggimento da meritare l’approvazione dei critici? Certamente i suoi libri sono stati apprezzati, anzi amati e profusamente letti dal pubblico italiano, ma di questo i critici hanno sempre evitato di parlare, quasi che il successo di pubblico lo sminuisse, lo rendesse troppo “del popolo” e, quindi, non abbastanza ricercato.
Ma cosa distingue un buono scrittore? Lo stile sciolto e il linguaggio comprensibile ai più, anche quando ricercato, certamente sono dei parametri necessari per renderlo tale, e nessuno può accusare Guareschi di non averli. Umorista fino all’osso, il nostro caro Giovannino ha nei suoi racconti uno stile ammirevole per la sua scioltezza, e chiaramente il suo linguaggio diretto e vivace è stato una delle ragioni del suo successo. C’è di più, però, molto di più.

statua di Guareschi

Statua di Guareschi al suo paese natale.

Questo dinamico e controverso scrittore ha creato un “Mondo Piccolo”, come lui stesso lo definisce, un vero e proprio archetipo della vita rurale italiana del dopoguerra che ha attirato l’attenzione di una moltitudine di persone in tutte le nazioni, senza distinzione politica, religiosa o di età, rendendolo famoso. Che cosa nasconde all’interno di questo suo mondo che ha ammaliato tante generazioni, sia attraverso i libri sia con i film e la televisione? L’onestà, prima di tutto. I suoi personaggi sono fedeli a se stessi, in qualsiasi frangente; e hanno una coscienza che riesce a valicare ogni barriera morale che la vita pone dinanzi a loro. Don Camillo e Peppone sono come vorremmo che i nostri rappresentanti politici e i nostri preti siano: coraggiosi, onesti, ligi al dovere, interessati alla loro comunità, amanti della vita, fedeli alla loro ideologia, ma non ciecamente, e quindi sempre pronti ad un compromesso quando questo può fare del bene. Che siano anche cocciuti, aggressivi, prevenuti, dispettosi, e con tanti altri difetti, li rende solo più umani e divertenti senza togliere a loro la validità delle loro azioni e controazioni mirate a portare avanti la loro dottrina, comunismo o religione cattolica che sia, a dispetto di tutti ma non di tutto.

Don-Camillo
Abbiamo, quindi, un prete-pastore che si preoccupa delle sue pecorelle più che dei canoni religiosi, e usa ceffoni quando necessitano, a dispetto del fatto che la sua religione detta la non violenza. Don Camillo è il sacerdote universale, quello che si meriterebbe il rispetto dei fedeli di tutto il mondo, dall’Equador alla Nigeria, perché egli è un uomo che ha fede e agisce di conseguenza. Non odia il comunismo ma detesta la cieca obbedienza ad esso, proprio come Guareschi fece. Si può addirittura credere che lo scrittore usi Don Camillo per esternare i propri dubbi e le proprie frustrazioni. In un certo senso, Don Camillo e Guareschi sono la stessa persona, perché portano in se delle caratteristiche identiche: l’integrità morale, la polemicità, la voglia di far del bene, la completa assenza di odio verso chi fece loro del male, e più di tutto la schiettezza.
Peppone, da parte sua, è fondamentalmente buono, anche se a lui manca l’istruzione per comprendere appieno tutte le angolazioni della vita e deve ovviare con la scaltrezza. Ma nonostante egli disprezzi il clero, la stima che ha per Don Camillo gli impedisce di odiare l’uomo che ha scelto la via del sacerdozio e sembra, in talune occasioni, che gli sia il migliore amico. Il loro è, dunque, un rapporto di amicizia basato sulla necessità di discutere animatamente, a volte fino al punto di imbestialirsi, ma sempre senza perdere il rispetto dell’amico-avversario, una amicizia in continuo contradditorio ma con due cuori pronti sempre ad unirsi in un proposito comune per il bene del popolo. Vero sacerdote lui, Don Camillo, e vero paladino del proletariato, non obbligatoriamente comunista, Peppone.
Giovannino Guareschi fu un cattolico rigoroso ma non rigido, un uomo di cui tutti rispettavano la moralità anche se non ne condividevano le idee, un uomo che finì in prigione, e addirittura in un lager, pur di non dover compromettere le proprie convinzioni.

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Guareschi mentre legge una storia ai figli….

Il suo convinto e caloroso anticomunismo fecero di Guareschi uno dei più acuti critici del Partito Comunista Italiano, ma i suoi nemici erano di tutti i partiti, perché Guareschi non risparmiava le critiche a nessuno che le meritasse, senza distinzioni. Avere tanti nemici era quasi un motivo di gloria per Guareschi, che giudicava le reazioni dei vari politici verso di lui quasi un riscontro e una conferma della sua giusta posizione.
Conservatore si, ma non reazionario, perlomeno non nella connotazione negativa normalmente assegnata a questo termine, polemico ma non polemista, come venne accusato da tanti, Guareschi portò un vento di freschezza nella letteratura italiana del dopoguerra, spesso eccessivamente intrisa di melanconici turbamenti o di contorsioni mentali; le sue storie, pur essendo italiane fino all’osso, sono in realtà universali e portano un messaggio di fine umorismo e di integrità morale che non trova barriere e può essere compreso e apprezzato in tutto il mondo.

Articolo come apparso su L’Idea Magazine N.4, 2013

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